Oro ai massimi storici: $2.850. Fuga sul bene rifugio, Trump spaventa i mercati

Il metallo giallo spinto dall’incertezza globale e dalle tensioni commerciali. I nuovi dazi fino al 100% sui paesi BRICS promessi dalla Casa Bianca (e al 25% su Canada e Messico, principali partner USA) minacciano di scatenare l'inflazione e guerre sul commercio. Gli investitori osservano con cautela, mentre la Fed deve barcamenarsi.

L’oro ha segnato un nuovo record storico, con i futures al Comex di Chicago che hanno superato i 2.850 dollari l’oncia nella seduta di venerdì. Un traguardo che conferma la crescente domanda per il metallo prezioso, ormai considerato un rifugio sicuro in un contesto economico e politico sempre più instabile.

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L’impennata dell’oro non è solo il risultato di normali dinamiche di mercato, ma riflette le crescenti preoccupazioni degli investitori per le politiche economiche statunitensi e le ripercussioni globali. Sul fronte geopolitico, i mercati sono stati scossi dalle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha annunciato l’intenzione di imporre tariffe del 25% su Canada e Messico, i principali partner commerciali degli Stati Uniti, a partire da sabato, e nuovi dazi punitivi fino al 100% sui paesi BRICS. Questa tempesta che arriva dalla Casa Bianca, alimenta il rischio di una nuova ondata inflazionistica.

L’amministrazione USA ha infatti rilanciato una politica commerciale aggressiva, mirando direttamente ai giganti emergenti come Cina, India, Brasile, Russia e Sudafrica. Questa strategia protezionistica, se attuata su vasta scala, rischia di scatenare una guerra commerciale su più fronti, aumentando i costi di importazione per beni e materie prime fondamentali. Il risultato? Inflazione più alta e tassi di interesse potenzialmente più elevati per un periodo più lungo del previsto.

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Gli investitori guardano con un misto di cautela e scetticismo l’evolversi della situazione, consapevoli che l’oro ha storicamente beneficiato di scenari di alta inflazione, instabilità geopolitica e sfiducia nelle valute fiat. L’incertezza politica negli Stati Uniti, con il rischio di escalation nelle tensioni commerciali, ha solo rafforzato la tendenza degli operatori di mercato a cercare rifugi sicuri, e l’oro resta il bene rifugio per eccellenza.

A tutto questo si aggiunge l’attesa per le prossime mosse della Federal Reserve, che dovrà bilanciare l’esigenza di contenere l’inflazione con la fragilità dell’economia globale.

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Se i tassi d’interesse resteranno elevati ancora a lungo, l’oro potrebbe risentirne nel breve periodo, ma l’aumento dei rischi macroeconomici potrebbe continuare a sostenerne la domanda.

Questa fase storica per il metallo giallo riflette dunque uno scenario di profonda incertezza, dove le decisioni politiche contano quanto – se non più – dei dati economici. Gli investitori restano in attesa, ma l’oro, ancora una volta, sembra essere il barometro perfetto del caos globale.

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