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Il sell-off globale sui bond si è intensificata giovedì, mentre gli investitori si sono ripresi da un crollo storico del mercato del debito tedesco in seguito a un accordo politico a Berlino su un vasto pacchetto di spesa per la più grande economia dell’Eurozona.
Il rendimento del Bund decennale è salito di altri 0,07 punti percentuali, attestandosi al 2,85% nella tarda mattinata di giovedì, dopo il rialzo più forte degli ultimi 30 anni registrato mercoledì. Anche i rendimenti del debito francese e italiano sono aumentati.
I tassi sul titolo a 10 anni del Giappone hanno raggiunto il massimo degli ultimi 16 anni (dal 2009), attestandosi all’1,51%. L’entità della svendita dei titoli di Stato tedeschi e la dimensione della potenziale espansione fiscale hanno scosso i mercati globali del debito sovrano, finora abituati alla moderazione della spesa in Germania. “In un mondo di espansione fiscale, la Germania sembrava un’eccezione”, ha affermato Mark Richards, responsabile del multi-asset dinamico di BNP Paribas Asset Management.
La sorpresa proveniente dalla Germania arriva in un momento in cui i mercati obbligazionari globali sono alle prese con segnali di persistenti pressioni sui prezzi in economie che vanno dagli Stati Uniti al Giappone fino al Regno Unito.
L’andamento al rialzo dei rendimenti obbligazionari europei degli ultimi mesi è stato ancora più drammatico se si considera che le principali banche centrali stanno tagliando i tassi di interesse: si prevede infatti che la Banca centrale europea ridurrà i tassi oggi (giovedì 6 marzo) di un quarto di punto percentuale rispetto all’attuale 2,75%.
Il continuo aumento dei rendimenti tedeschi riflette le prospettive di crescita notevolmente migliorate per la più grande economia europea, non preoccupazioni sulla sostenibilità del debito di Berlino, che, attestandosi a circa il 63% del PIL, è di gran lunga inferiore al livello di altre grandi economie occidentali come Francia, Regno Unito e Stati Uniti.
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La Germania ha annunciato un cambiamento epocale nella sua politica fiscale, con un piano di spesa che potrebbe ridefinire la sua economia e il ruolo dell’Europa. Il governo ha concordato di creare un fondo speciale da 500 miliardi di euro per investimenti infrastrutturali nei prossimi dieci anni, pari a circa l’1% del PIL annuo. Inoltre, è prevista una riforma del freno al debito che escluderebbe dal limite costituzionale le spese per la difesa oltre l’1% del PIL, consentendo così un’espansione illimitata del budget militare. Il terzo elemento chiave è un aumento del deficit consentito ai governi regionali, portandolo allo 0,35% del PIL, con la creazione di una commissione per riformare definitivamente il freno al debito entro il 2025. L’obiettivo è approvare tutte queste misure prima del 25 marzo, quando si insedierà il nuovo Bundestag, nel quale l’AfD potrebbe bloccare il piano.
Questa svolta fiscale potrebbe portare la Germania a destinare oltre il 3% del PIL alla difesa già dal prossimo anno, segnando una rottura con la tradizionale prudenza economica di Berlino. Secondo gli analisti, se il piano verrà attuato, la percezione della stabilità economica tedesca cambierà radicalmente, imponendo una revisione delle previsioni di crescita e deficit. Nonostante l’espansione della spesa, la Germania manterrà probabilmente il rapporto debito/PIL più basso del G7, ma resta da vedere se il massiccio stimolo economico produrrà effetti positivi o alimenterà nuove tensioni finanziarie e geopolitiche in Europa.
La Germania ha un margine enorme per aumentare la spesa pubblica senza avvicinarsi ai livelli di debito di altre grandi economie. Secondo le stime, Berlino potrebbe spendere fino a 1,6 trilioni di dollari prima di raggiungere il livello di debito/PIL degli Stati Uniti e addirittura 8,5 trilioni prima di eguagliare il Giappone.
Il più grande rialzo nella storia del mercato obbligazionario tedesco
Questo nuovo piano economico, che potrebbe valere fino a 1 trilione di dollari, sta già scuotendo i mercati finanziari. I rendimenti dei titoli di Stato tedeschi (Bund) sono aumentati di oltre 29 punti base, il più grande rialzo nella storia del mercato obbligazionario tedesco. E specularmente con pesante ribasso dei prezzi dei bond. Gli investitori, però, non vedono questo aumento come un segnale di rischio sul debito tedesco, bensì come una spinta alla crescita economica, che favorisce le azioni e penalizza i titoli di Stato.
Per riassumere, i rendimento del bund tedesco a 10 anni è sulla strada per registrare il suo maggiore aumento dal marzo 1990, in rialzo di 29 punti base al 2,78%. Sui massimi anche il rendimento del trentennale, in Belgio idem, con il ventennale a 3,86%, in Francia il titolo a cinquant’anni tocca 3,70%, nei Paesi Bassi il trentennale quota 3,243%, in Italia il Btp a 30 anni viene scambiato a 4.62%.
Questo avviene dopo che Friedrich Merz, il cancelliere entrante, ha dettagliato una completa revisione fiscale nella tarda serata di martedì. L’ultima volta che i rendimenti dei bond di riferimento della nazione sono aumentati così significativamente, la Germania Ovest e la Germania Est erano sull’orlo della riunificazione mentre l’Unione Sovietica stava crollando.
Tuttavia, l’aumento del debito potrebbe diventare un problema se l’inflazione dovesse rimanere alta, portando i mercati a chiedere tassi d’interesse sempre più alti per acquistare nuovo debito tedesco. Se ciò accadesse, la Banca Centrale Europea (BCE) potrebbe intervenire per acquistare titoli di Stato e sostenere la spesa pubblica, come già fatto negli anni passati.
Dietro questa improvvisa accelerazione nella spesa pubblica c’è un elemento geopolitico chiave: il rifiuto di Zelensky dell’accordo con Trump alla Casa Bianca. Questo ha fatto sospettare che siano stati gli alleati europei a spingerlo a far saltare il patto, creando una nuova crisi che giustifichi un massiccio aumento del debito tedesco. Con il governo tedesco in bilico e il partito di estrema destra AfD pronto a bloccare il piano di spesa, le prossime settimane saranno cruciali per capire se Berlino riuscirà davvero ad aggirare il freno sul debito in nome della sicurezza e della stabilità europea.