Due cuori e una capanna. Due ex Dc che più scudocrociati non si può. Due viole mammole, due Margherite di campo l’ex premier Matteo Renzi e il successore da lui stesso scelto – sempre in sonno Sergio Mattarella – ovvero il fido neo premier Paolo Gentiloni. Con la benedizione, e forse qualcosina in più, da parte degli Usa: l’ultimo cadeau di Obama prima di lasciare la Casa bianca? E certo da parte di un potere non poco ‘forte': quella Trilateral che all’ultimo summit organizzato lo scorso 15 aprile proprio a Roma ha visto il nostro ministro degli Esteri come guest star, al fianco una sognante Maria Elena Boschi, passata in un baleno dalle aule di giurisprudenza ai saloni animati dai potenti della Terra, e la costituzionalista Lia Quartapelle, che rischiò di finire al Quirinale…
TORNA A CASA, MATTEO
Da buon Babbo Natale Matteo ha inforcato la slitta ed è tornato finalmente a casa. Così cinguetta via tweet: “Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Tutti dormono. Il gesto lieve e automatico di rimboccare le coperte…”. E mentre cominciano a scendere i primi fiocchi di candida neve, una lacrima percorre il suo viso.
Atmosfere sempre ovattate e soprattutto abbondanti quarti di nobiltà a casa Gentiloni, dove cresce il piccolo Paolo, un sangue blu, erede della prestigiosa dinasty dei conti Silveri Gentiloni (Mazzanti Viendalmare), con un Ottorino nel pedigree, il profeta che nel lontano 1913 vergò di suo pugno il celebre Patto che da allora in poi avrebbe consentito la discesa in campo delle truppe cattoliche: contraenti illustri, i liberali di Giovanni Giolitti e l‘Unione cattolica italiana.
E sarà la volta di Mamma Dc, poi – dopo le deflagrazioni made in Tangentopoli – la rigogliosa Margherita, sbocciata anche in sella ad Asinelli e Ppi della foggia di variegata. La giovinezza di virgulto-Paolo, comunque, lievita dividendosi tra Liala e Mao Tze Tung, tra movimenti studenteschi e scoutismi cattolici. Quindi è la Luce Green a splendere in Lui, direttore di Nuova Ecologia, un amico per la pelle (terza, quarta?), Ermete Realacci, professione ambientalista, senatore Pd, compagno di tennis e di merende nonché imperdibile testimone di nozze. Verranno poi i gloriosi anni alle Comunicazioni, le antenne, i voli per l’Etere. Fino al tuffo nel Mondo.
Subito popolato di mostri – quel mondo – difficili da digerire per il delicato stomaco e il tenero cuore di Paolo. Che però riesce ad imparare subito e anche ad apprendere il mestiere delle armi. Così scrive Ferdinando Imposimato per la Voce il 21 ottobre 2015: “E’ in atto da tempo una campagna per favorire l’intervento militare dell’Italia in Libia. Non sono pochi quelli che, anche tra i pacifisti, spingono in questa direzione. Ai primi di febbraio 2015 il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (fresco di rientro da unamissione Usa, ndr) e il ministro della Difesa Roberta Pinotti, disegnavano un’Italia ‘pronta a combattere’ e che aveva indicato le forze militari disponibili. Essi sollecitavano una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU (dove il titolare della Farnesina si era appena recato, ndr) che autorizzasse l’uso della forza per fermare le minacce dell’Isis. Dissero che gli italiani dovevano guidare la missione di guerra, che si cela dietro il paravento della missione di pace. Si volevano indurre le Nazioni Unite a fornire 50 mila uomini per occupare la Libia con mezzi pesanti per accertare se volesse stipulare un accordo di pace (peace keeping) o imporre con la forza un accordo di pace (peace enforcing). Il piano venne bocciato, ma ogni tanto riemerge con pericolo per la pace”.
ALL’OMBRA DELLA TRILATERAL
Monica Maggioni
Passiamo alla super convention griffata Trilateral, che a metà aprile si è svolta nella sontuosa location dell’Hotel Waldorf Astoria, adagiato sul colle di Monte Mario, nella capitale. Così dettaglia un sito: “Dopo 33 anni la prestigiosa e misteriosa Trilateral Commission, think tank fondato nel 1973 da David Rockfeller ed Henry Kissinger, torna a riunirsi in Italia. Il battesimo tocca a lei, la ministra Maria Elena Boschi, accompagnata da due pesi massimi del renzismo come Andrea Guerra (ex ad di Luxototica e per un anno consigliere a palazzo Chigi) e Yoram Gutgeld, deputato Pd e commissario di governo per la spending review (a sua volta membro della Trilateral. A condurre l’incontro la presidente della Rai, Monica Maggioni, molto a suo agio”, appena un mese fa, l’8 novembre, ascesa al rango di capo di Trilateral Italia.
Mario Monti
Continua la ricostruzione di quella indimenticabile giornata: “mentre in piscina i turisti stranieri si godono i primi bagni di stagione sotto il sole splendente, le forze dell’ordine presidiano in modo discreto gli accessi all’hotel e il leghista Borghezio discute animatamente con la security che non lo fa entrare, in un salone seminterrato dalle luci soffuse va in scena il plenary meeting 2016. Il platea ci sono politici, accademici e uomini d’affari che arrivano dai tre continenti che compongono la Trilateral: Nord America, Europa e Asia. Siedono attorno a piccoli tavoli circolari, cinque alla volta, i cognomi stampati in grandi caratteri neri su sfondo bianco. La sala è piena, ci sono almeno 200 persone. Tra questi Jean Claude Trichet, ex presidente della Bce e presidente del gruppo europeo della Trilateral, il suo predecessore Mario Monti, Herman Van Rompuy, l’ex ministro turco Ali Babacan, l’ex ministro degli Esteri della Corea del Sud Han Sung-Joo, il russo Alexei Kudrin, i numeri uno di Intesa e Unicredit Carlo Messina e Giuseppe Vita. Per l’Italia anche la deputata renzianissima Pia Quartapelle e Lapo Pistelli, ora all’Eni. Sabato sono attesi il ministro Paolo Gentiloni, che discuterà di Medio Oriente, ed Enrico Letta, nei panni di preside di Scienze Politiche a Parigi”.
QUEL MITICO MEETING TRA HILLARY E PAOLO…
Luca Bader
Eccoci ora ad uno dei piatti forti nel menù di chef Gentiloni: le genuflessioni davanti ad Hillary Clinton. E quel mancato, mitico incontro.
Tutto salta...