di Gian Luca Pellegrini
Editor in chief, Quattroruote
L’editoriale di Quattroruote di febbraio parte dalle dichiarazioni di Donald Trump (“Revocherò il mandato sulle elettriche di Joe Biden e i cittadini americani potranno finalmente comprare l’auto che vogliono”) per elaborare una serie di considerazioni su come l’Europa rischia di rimanere isolata nell’ambizione di perseguire un primato nel quadrante della sostenibilità, ché gli intenti paiono sempre meno realistici.
“Il tentativo di forzare la domanda alterando il normale corso dello sviluppo tecnologico va considerato fallimentare. Logica vorrebbe che di fronte all’evidenza di un insuccesso così plateale gli obiettivi mutino. Ma quella che stiamo vivendo è una rivoluzione basata su premesse ideologiche: pensare che il principio di realtà ora prevalga è mera illusione. E infatti tocca sentire Olaf Scholz, il premier tedesco, porre come priorità l’istituzione di un fondo pubblico per spingere le declinanti immatricolazioni Bev, ribadendo con una certa faccia di bronzo che «l’elettrico è il futuro». Ora, è comprensibile la volontà di proteggere le Case tedesche dalle multe sulla CO2. Ma non è chi non veda come l’esortazione di Bonn persegua un obiettivo di cortissimo respiro e privo di visione strategica”.
“Immaginiamo pure che entrino in vigore nuovi incentivi coordinati da Bruxelles per schiodare la quota Bev dal 15%; e ammettiamo anche che si riesca a spingere la domanda fino al 30%. A che pro? In Europa, Musk userà i soldi dei crediti CO2 per abbassare i listini e spingere fuori mercato la concorrenza che – colmo dei colmi – lo sta finanziando. In America, Trump per favorire proprio il sodale Musk toglierà gli aiuti alle elettriche che negli ultimi due anni hanno consentito a GM e Ford, pur perdendo denaro, d’infastidire la Tesla: anche se la quota Bev scenderà sotto il già omeopatico 8% attuale, la Casa di Austin tornerà in profittevole solitudine. In Cina, peggio che andar di notte: lì le elettriche straniere non le vogliono manco dipinte”.
“I casi sono due: o si pensa di poter ribaltare gli equilibri sul mercato cinese (intenzione onestamente utopica) oppure si è deciso di puntare tutto sul ricambio – con le elettriche, appunto – del parco europeo, massimizzando le logiche di marginalità perseguite negli ultimi cinque anni (nel mentre, i costruttori cinesi attaccheranno il mass market con modelli economici). Se è così, fino al 2035 si continuerà a usare la leva degl’incentivi, che di fatto impone ai cittadini di finanziare il calmieramento di prezzi che l’industria stessa ha alzato per guadagnare di più?”.
“Mentre ai piani alti si decide di non decidere, macchine se ne vendono sempre meno, il circolante cresce di numero e l’anzianità dei veicoli aumenta. Quindi all’ingiustizia sociale insita in una transizione abborracciata si aggiunge pure il paradosso di un ambiente in crescente sofferenza. Sarebbe ora che qualcuno trovasse il coraggio di dire che l’edificio del Fit for 55 va ricostruito”.
Fonte: LinkedIn