Il gabinetto del Primo Ministro Benjamin Netanyahu discuterà domenica una mozione di sfiducia contro il Procuratore Generale Gali Baharav-Miara.
La conferma dell’intenzione del governo di rimuovere Baharav-Miara dal suo incarico arriva poche ore dopo che il gabinetto ha votato all’unanimità nelle prime ore di venerdì mattina il licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar.
L’ultimo giorno di Bar sarà il 10 aprile, con il governo che ha anticipato il suo licenziamento dopo averlo inizialmente programmato per il 20 aprile, anche se l’ufficio di Netanyahu ha detto che Bar potrebbe andarsene prima di allora se i ministri approveranno un sostituto permanente. La decisione ha segnato la prima volta nella storia di Israele che il governo ha licenziato il capo dell’agenzia di sicurezza interna.
L’Alta Corte di Giustizia di Israele ha già emesso un’ingiunzione temporanea che impedisce il licenziamento di Ronen Bar. L’ingiunzione rimarrà in vigore fino a quando la corte non potrà ascoltare le petizioni presentate contro il suo licenziamento, che secondo la corte avverrà entro l’8 aprile.
Il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, a sinistra, e Benjamin Netanyahu
Netanyahu fa esattamente come Trump negli Stati Uniti, sfida il potere giudiziario, cancellando molti dei capisaldi di un a democrazia che poggia sulla divisione e contro-bilanciamento dei poteri. Circa la mozione di sfiducia contro il Procuratore Generale Gali Baharav-Miara, un documento di 86 pagine compilato dal ministro della Giustizia Yariv Levin e distribuito ai ministri del governo prima della riunione di gabinetto prevista domenica fornisce una sintesi delle presunte trasgressioni di Baharav-Miara. Una copia è stata pubblicata online dall’emittente pubblica Kan.
Il procuratore generale, si legge nel documento, ha agito “come braccio armato degli oppositori del governo e non esita a usare qualsiasi mezzo per contrastare la volontà degli elettori”. Il documento sostiene inoltre che Baharav-Miara ha approfittato della divisione politica in Israele per creare “due sistemi legali – uno per gli oppositori del governo e uno per i suoi sostenitori”.
Il Procuratore Generale Gali Baharav-Miara
Levin, secondo cui sotto la sua guida, l’Ufficio del Procuratore Generale è diventato “un’autorità politica tirannica”, ha iniziato il processo di rimozione di Baharav-Miara dal suo incarico il 5 marzo, accusandola di aver politicizzato il suo ufficio e di aver ripetutamente ostacolato la volontà del governo.
In questo scenario di altissima tensione istituzionale, la gente si raduna vicino alla residenza di Azza Street, a Gerusalemme, del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, per il quarto giorno consecutivo di proteste contro il licenziamento del capo dello Shin Bet Ronen Bar e i rinnovati sforzi del governo per rilanciare la sua controversa legislazione di revisione giudiziaria.
I manifestanti si oppongono ai nuovi combattimenti nella Striscia di Gaza e al fallimento dell’accordo per il cessate il fuoco, che ha lasciato incerto il destino dei 59 ostaggi israeliani rimasti nelle prigioni di Hamas a Gaza. Non dissuaso dal tempo piovoso, un gruppo in marcia verso Azza Street regge uno striscione che dichiara: “La storia è fatta dal popolo”. “Sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra!”, canta il gruppo. “Tutti insieme, finché [Netanyahu] non cade!”.
Intanto, mentre il numero dei morti per le nuove incursioni dell’IDF a Gaza è sempre più alto – secondo Al Jazeera ormai il conteggio delle vittime, dal giorno della rottura della tregua, ha superato quota 590 – secondo un quotidiano libanese vicino a Hezbollah, il presidente egiziano Abdelfattah al Sisi sarebbe disposto ad accogliere in una città del Sinai 500mila palestinesi provenienti dalla Striscia, in attesa della ricostruzione.