di Cosimo Risi
L’invocazione alla pace generale è più del rituale augurio di inizio pontificato. È il preambolo di un discorso sulla pace quando il mondo è scosso dalle guerre. Al punto che il concetto stesso di conflitto è divenuto un luogo comune: lo stato delle cose cui la popolazione deve adattarsi.
La scelta di un Pontefice statunitense può essere letta in molti modi, oltre a quelli della Chiesa che l’attribuisce all’influsso dello Spirito Santo. In termini diplomatici è la rimessa al centro dell’Occidente mediante la sua guida politica e militare che ora si fa anche spirituale, almeno per quella parte del mondo che si riconosce nella cristianità in senso lato. E d’altronde l’influenza della Santa Sede supera la dimensione spirituale per attingere a quella squisitamente politica. Non a caso il corpo diplomatico vaticano è fra i più efficienti al mondo. E lo stesso Leone XIV vanta un’ampia esperienza internazionale.
Ancora una volta il migliore omaggio alla lingua italiana ed alla centralità di Roma viene dal balcone vaticano. Uno spot mondiale alla magnificenza della capitale ed alla modernità della lingua. Oltretutto parlata da chi è di madre lingua inglese, l’esperanto del nostro tempo. Con la presentazione in latino da parte di un Cardinale francofono.
Si può speculare sulla visita del Vicepresidente Vance a Roma alla vigilia del Conclave, per un rapido incontro con il Pontefice in palese difficoltà fisica. Si può speculare sulla rapidità con cui il Presidente Trump mette il cappello sul connazionale appena eletto. Si deve notare che il ritorno dell’Occidente, un Occidente attento alle ragioni degli Ultimi, per stare al linguaggio di Francesco, e saldo nei propri principi, rappresenta un momento di svolta. La svolta nel conclamato declino dell’Occidente per non dire della “fine dell’Impero americano”, come nell’omonimo libro di Alan Friedman.
La letteratura internazionalistica moltiplica i titoli dedicati all’inesorabile nostra caduta. Lo ribadisce la dichiarazione congiunta Cina-Russia di Mosca. I due “amici d’acciaio” forgiati nel fuoco delle crisi, così si autodefiniscono Vladimir Putin e Xi Jinping, criticano l’unilateralismo occidentale, la pretesa egemonica americana, l’applicazione del doppio standard con gli amici e con gli avversari. Il tutto nel nome di una purezza che si sostanzia nel profluvio degli accordi di cooperazione, anche militare, che i due Presidenti stringono nel fasto del Cremlino.
La strategia trumpiana di applicare la dottrina Nixon all’incontrario, e cioè staccare la Russia dalla Cina per riguadagnarla alla logica occidentale, mostra la corda. Cina e Russia non si separano, rinnovano il patto di reciproca solidarietà per rifondare le relazioni internazionali alla luce del multipolarismo.
Le questioni restano aperte, non basta l’enfasi del comunicato congiunto a scongiurarle. La frizione fra India e Pakistan, due ingombranti vicini di Mosca e Pechino, mostra che la corda a tenderla rischia di spezzarsi. New Delhi e Islamabad hanno gli arsenali nucleari. Mosca ha sdoganato il linguaggio della deterrenza nucleare, le due potenze asiatiche non si vergognano ad usarlo. La Bomba è oggetto di minaccia, al limite è utilizzabile per chiudere la partita allorché le forze convenzionali e la diplomazia falliscono.
L’influenza vaticana sarà alta in Terra Santa, in omaggio alla sacralità di Gerusalemme perennemente attraversata dai conflitti. La prospettiva di rioccupare Gaza e di trasferire la popolazione è un piano talmente aggressivo che inquieta persino gli amici più stretti di Israele. Il piano del Governo Netanyahu riceve il sostegno dell’Amministrazione Trump. Washington invoca invece l’autonomia nell’intessere la trattativa con l’Iran sul nucleare. Non ci faremo trascinare da Netanyahu alla guerra con Teheran, è la dichiarazione di Trump alla stampa.
Ritrovare il filo delle trattative per non cedere alle sinistre lusinghe dello scontro sarà il compito più impegnativo di Leone XIV. Il parlare da Americano cosmopolita e poliglotta gli conferisce autorevolezza.
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Cosimo Risi, già diplomatico, è stato da ultimo Ambasciatore d’Italia in Svizzera. Attualmente insegna Diritto Internazionale all’Università di Salerno e Relazioni internazionali al Collegio europeo di Parma. Il suo ultimo libro è “Terre e guerre di Israele. Sette anni di cronache mediorientali” (Luca Sossella Editore, 2024)