Il ritiro delle truppe americane dall’Europa è solo questione di tempo, afferma l’ex generale Ben Hodges. In un’intervista al SonntagsBlick, l’ex comandante delle forze NATO in Europa avverte la Svizzera: “Il modo migliore per prevenire una guerra è essere pronti. Chi non si prepara, invita all’aggressione”.
L’urgenza di rafforzare la difesa
Hodges sottolinea che la Russia non rispetta la neutralità svizzera, anche se questo non significa un’invasione imminente. Tuttavia, consiglia all’esercito elvetico di potenziare la difesa aerea, investire nei droni e addestrarsi a manovre su larga scala.
Gli USA si disimpegnano dall’Europa
Attualmente, gli Stati Uniti finanziano 100.000 soldati in Europa, ma per Hodges è chiaro che Trump ritirerà parte delle truppe. “La domanda non è se, ma quando e quanti”, spiega l’ex generale. Washington ora considera la Cina il principale avversario e l’Europa non è più una priorità strategica.
Trump sostiene che gli USA spendono miliardi per la sicurezza europea, ma che l’Europa rappresenta soprattutto un avamposto per operazioni in Africa, Medio Oriente ed Eurasia. Inoltre, gli Stati Uniti traggono benefici economici dalla stabilità del Vecchio Continente, ma questo non basta a giustificare una presenza militare estesa.
La Svizzera deve rivedere la sua strategia
Marcel Dettling, presidente dell’UDC, sottolinea l’importanza della neutralità e della necessità di rafforzare l’esercito: “Un nemico deve sapere che un attacco alla Svizzera avrebbe un costo altissimo in termini di vite umane”. Secondo lui, per troppo tempo l’Europa e la Svizzera hanno fatto affidamento sugli USA, tagliando le spese militari. Ora ne vediamo le conseguenze.
Anche a sinistra si avverte un cambiamento. Il PS sta riconsiderando la storica richiesta di abolire l’esercito. Priska Seiler Graf, presidente della Commissione della politica di sicurezza, vorrebbe eliminare questa posizione dal programma del partito, ma il dibattito resta aperto.
Di fronte al nuovo assetto geopolitico, la Svizzera si trova a un bivio: rafforzare la propria difesa o restare vulnerabile in un’Europa sempre più instabile.