Papa Francesco si conferma l’unico leader mondiale con la forza, il coraggio e la visione per opporsi alle derive di Donald Trump. A soli venti giorni dall’insediamento del presidente, i rapporti tra la Santa Sede e la Casa Bianca sono già paragonabili a quelli tra Iran e Israele. Il Pontefice non ha esitato a prendere posizione contro il programma di deportazioni di massa avviato dall’amministrazione americana, sottolineando come “la coscienza rettamente formata non può non esprimere dissenso di fronte a misure che identificano lo status irregolare dei migranti con la criminalità”.
Francesco riconosce il diritto di uno Stato a proteggere i propri cittadini da criminali pericolosi, ma denuncia con fermezza le espulsioni indiscriminate, che colpiscono persone fuggite da povertà, insicurezza, persecuzioni e degrado ambientale. Tali azioni, avverte, violano la dignità umana e pongono intere famiglie in una condizione di estrema vulnerabilità.
Il Papa lancia un monito chiaro: “Un autentico stato di diritto si misura nel trattamento dei più poveri ed emarginati”. Non basta regolamentare l’immigrazione, serve farlo con giustizia, senza sacrificare alcuni per il privilegio di altri. Francesco avverte che qualsiasi politica costruita sulla forza anziché sulla verità dell’uguale dignità di ogni essere umano è destinata a fallire. In un mondo sempre più dominato da leader autoritari e spietati, la voce del Papa resta l’ultimo baluardo di umanità e giustizia globale.