Il fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo per asset (oltre 1.600 miliardi di euro), ha registrato un rendimento del 13% nel 2024, equivalente a 2.511 miliardi di corone (circa 213 miliardi di euro). La performance è stata trainata principalmente dall’ottimo andamento del mercato azionario, con un rendimento del 18% sui titoli azionari, mentre gli investimenti a reddito fisso hanno reso solo l’1%. Gli investimenti in immobili non quotati (-1%) e in infrastrutture per le energie rinnovabili non quotate (-10%) hanno invece inciso negativamente sui risultati complessivi.
Il rendimento complessivo del fondo è stato inferiore di 45 punti base rispetto al suo indice di riferimento, un dato che riflette alcune criticità in settori chiave come l’immobiliare e le energie rinnovabili, ma che resta comunque straordinario rispetto al contesto macroeconomico globale.
Tecnologia e volatilità valutaria: le chiavi del 2024
Secondo Nicolai Tangen (foto sotto), amministratore delegato della Norges Bank Investment Management (NBIM, il ramo della banca centrale norvegese che gestisce il fondo), i forti risultati sono stati spinti principalmente dai titoli tecnologici statunitensi, che hanno sovraperformato rispetto al mercato globale. Questo trend ha beneficiato numerosi investitori istituzionali, inclusi i fondi sovrani e le grandi banche d’investimento.
Al 31 dicembre 2024, il valore del fondo ha raggiunto 19.742 miliardi di corone, con una distribuzione degli investimenti così suddivisa:
- 71,4% in azioni
- 26,6% in titoli a reddito fisso
- 1,8% in immobili non quotati
- 0,1% in infrastrutture per le energie rinnovabili non quotate
LEGGI ANALISI DI TELEBORSA:
Fondo sovrano norvegese, in portafoglio 112 società italiane e 8,1 miliardi di BTP
Sono 112 le società italiane quotate in Borsa che sono in portafoglio al fondo sovrano norvegese. Le partecipazioni nell’azionario italiano valgono complessivamente 11,28 miliardi di dollari (pari allo 0,6% degli investimenti complessivi del fondo), rispetto agli 11,17 miliardi di dollari dell’anno precedente.
Le quote più consistenti detenute sono quelle in Unicredit (1,72 miliardi di dollari, pari al 2,78%), Enel (1,04 miliardi di dollari, pari al 1,44%), Intesa Sanpaolo (945 milioni di dollari, pari al 1,33%), Ferrari (736 milioni di dollari, pari al 0,71%) e Stellantis (614 milioni di dollari, pari al 1,63%).
Confronto con altri grandi fondi sovrani e banche d’investimento
Il fondo sovrano norvegese si conferma il più grande del mondo per dimensione degli asset, ma come si confronta con gli altri giganti della finanza globale?
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Altri fondi sovrani
- Abu Dhabi Investment Authority (ADIA): uno dei principali fondi sovrani del Medio Oriente, con asset stimati intorno ai 1.150 miliardi di dollari. Storicamente meno trasparente del fondo norvegese, ADIA si concentra su investimenti di lungo termine in infrastrutture e real estate.
- China Investment Corporation (CIC): il fondo sovrano cinese, con asset superiori a 1.350 miliardi di dollari, ha aumentato le sue allocazioni in settori strategici come la tecnologia e l’energia, in linea con le ambizioni geopolitiche della Cina.
- Government of Singapore Investment Corporation (GIC): con asset stimati in 770 miliardi di dollari, GIC ha un approccio molto diversificato e punta fortemente su private equity e venture capital.
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Confronto con i colossi della finanza privata
- BlackRock, il più grande gestore di asset al mondo, controlla oltre 9.500 miliardi di dollari. Il suo modello è completamente diverso da quello dei fondi sovrani, puntando sulla gestione di fondi indicizzati (ETF), obbligazioni e consulenza per investitori istituzionali.
- Vanguard, con oltre 8.200 miliardi di dollari in gestione, è un altro colosso degli investimenti passivi, mentre Goldman Sachs, con asset gestiti per circa 2.600 miliardi di dollari, si concentra più su investimenti attivi, M&A e trading.
Quali strategie per il futuro?
Il fondo norvegese rimane un modello di gestione prudente e trasparente, ma le difficoltà nel settore immobiliare e nelle energie rinnovabili pongono interrogativi sulle strategie future. A differenza dei fondi sovrani di Cina e Medio Oriente, che mirano a investimenti strategici con una forte componente geopolitica, il fondo norvegese mantiene un approccio più conservativo.
Il 2025 sarà un anno chiave: la capacità di diversificare e affrontare le nuove sfide dell’economia globale determinerà se il fondo continuerà a dominare il panorama della gestione patrimoniale su scala mondiale.