Facebook, l’impero tossico di Zuckerberg

Un’ex dirigente rivela dall’interno, con un libro shock appena pubblicato, la pericolosa deriva autoritaria di Facebook/Meta: un sistema globale di disinformazione, potere incontrollato e profitto senza etica con una base di 3 miliardi di utenti nel mondo. "Autocrazia di una persona sola" che ha un personaggio politico di riferimento, molto prima di Trump.

Nel suo nuovo libro-shock, appena pubblicato, Sara Wynn-Williams, ex manager di Facebook, svela una realtà inquietante e finora nascosta dietro la facciata del gigante social. Contrapponendosi ai tentativi dell’azienda di impedirle di parlare, Wynn-Williams descrive un ambiente lavorativo profondamente tossico, alimentato da un cinico culto del profitto e caratterizzato da comportamenti eticamente discutibili e conseguenze sociali devastanti.

Power Greed and the Tech Illusion: How Influence and Misinformation Shaped Silicon Valley

Al centro delle sue rivelazioni c’è una sconcertante preferenza personale di Mark Zuckerberg, CEO e fondatore di Facebook e della holding di controllo Meta, per Andrew Jackson, settimo presidente degli Stati Uniti. Questo dettaglio, apparentemente marginale, rivela invece molto sulla filosofia che anima la gestione di Zuckerberg. Jackson, noto per decisioni autoritarie e spesso violente, è ammirato dal fondatore di Facebook per la sua capacità di “realizzare le cose” senza curarsi delle conseguenze o delle critiche. Wynn-Williams mette così in parallelo la strategia gestionale di Zuckerberg, che definisce una vera e propria “autocrazia di una persona sola“, con lo stile di comando brutale e unilaterale di Jackson.

Attraverso numerosi esempi concreti, l’autrice dimostra come Facebook, seguendo questa visione autoritaria, abbia causato enormi danni globali, contribuendo alla diffusione di fake news, disinformazione politica, odio e violenza in vari paesi, dal Myanmar agli Stati Uniti, minacciando i fondamenti stessi delle democrazie contemporanee. L’interrogativo finale sollevato dalla Wynn-Williams è cruciale per la nostra epoca digitale: di fronte a questa grave crisi etica e sociale, è possibile riformare Facebook? E soprattutto, come farlo prima che il danno diventi irreversibile?

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