La Russia accusa Khodorkovsky e 22 dissidenti in esilio (tra cui Kasparov) di cospirazione e golpe

Volevano rovesciare il regime di Putin. Il caso, annunciato dai servizi segreti interni di Mosca (FSB), segna un’escalation nella repressione del Cremlino contro i dissidenti all’estero e riflette i timori per la loro influenza, nonostante la narrazione ufficiale li dipinga come irrilevanti.

Mosca ha avviato un nuovo procedimento penale contro l’ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky e altri 22 dissidenti in esilio, accusandoli di aver pianificato un colpo di Stato per rovesciare il governo di Vladimir Putin.

Il caso, annunciato dai servizi segreti interni di Mosca (FSB), segna un’escalation nella repressione del Cremlino contro i critici all’estero e riflette una crescente preoccupazione per la loro influenza, nonostante la narrazione ufficiale li dipinga come irrilevanti.

Khodorkovsky, già condannato a dieci anni di carcere in Siberia per imputazioni giudicate politicamente motivate e ora residente a Londra, ha definito le accuse “assurde”, interpretandole come un tentativo di intimidire l’opposizione. In una dichiarazione al Financial Times, ha affermato che il Cremlino è “estremamente sensibile” alla formazione di una rappresentanza democratica russa anti-guerra all’estero, che potrebbe acquisire rilevanza in uno scenario di cambio di potere.

Oltre all’accusa di cospirazione, Khodorkovsky affronta separate imputazioni per incitamento al terrorismo, che comportano l’ergastolo in caso di estradizione e condanna.

Tra i 23 accusati figurano personalità di spicco dell’opposizione in esilio, come l’ex primo ministro Mikhail Kasyanov, il gran maestro di scacchi Garry Kasparov e il politico Vladimir Kara-Murza, rilasciato l’anno scorso in uno scambio di prigionieri. La lista include anche imprenditori come Evgeny Chichvarkin e Mikhail Kokorich.

Tutti gli indagati sono legati al Comitato Anti-guerra Russo, una coalizione fondata all’estero dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022 e immediatamente bandita in patria. L’FSB contesta al gruppo di aver firmato la “Dichiarazione di Berlino” del 2023, che invocava la rimozione della leadership russa, e di essere coinvolto con l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE).

Proprio la recente creazione da parte della PACE di una piattaforma di dialogo con le forze democratiche russe in esilio – un passo significativo verso il loro riconoscimento formale – sembra essere un elemento chiave del caso. L’FSB sostiene che Khodorkovsky abbia descritto questa piattaforma come una “assemblea costituente per un periodo di transizione”, un’alternativa alle istituzioni statali.

L’intelligence russa accusa inoltre il comitato di finanziare e reclutare membri di gruppi armati ucraini per un’eventuale presa del potere con la forza. Khodorkovsky ha categoricamente smentito su X le accuse di reclutamento e fornitura di armi, ammettendo solo l’invio di “aiuti umanitari”.

Il caso rappresenta un tentativo evidente di delegittimare qualsiasi forma di opposizione organizzata al di fuori della Russia, criminalizzando ogni legame con l’Ucraina e dipingendo le iniziative democratiche come cospirazioni violente.

 

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