Gli gnomi bellicosi

I falchi d’Europa che invocano il riarmo contro Mosca hanno eserciti irrisori. Dalla Finlandia ai Baltici, un'analisi impietosa rivela l'inconsistenza militare dietro la retorica bellicista.

La stragrande maggioranza delle nazioni europee, soprattutto quelle più veementi nell’esortare al riarmo contro una presunta imminente invasione russa, non dispongono in realtà di forze da combattimento credibili. Un’analisi dei loro dispositivi militari attuali, basata sui dati del Military Balance 2025 e focalizzata sulle forze terrestri in servizio attivo (escludendo le riserve, la cui mobilitazione è lenta e incerta), rivela un bluff clamoroso che stride con la retorica bellicosa.

Se si escludono le potenze militari maggiori come Italia, Francia, Polonia, Germania e in parte Gran Bretagna, Spagna e Romania, sono proprio le nazioni che si considerano “in prima linea” a sorprendere per l’irrilevanza dei propri strumenti militari.

Nel Nord Europa, la situazione è emblematica. La Finlandia, pur trasformando i suoi 1.340 km di confine con la Russia in una “cortina di ferro” con l’ingresso nella NATO, ha un esercito di soli 17.000 uomini (di cui 13.000 coscritti), insufficienti a presidiare un solo settore del fronte ucraino come quello di Pokrovsk. La Norvegia schiera appena 8.400 soldati, mentre la Svezia, grande una volta e mezza l’Italia, ne conta meno di 7.000. La Danimarca, tra le nazioni più vocali, ha donato a Kiev tutta la sua artiglieria, rimanendo con un esercito di 5.700 soldati.

Ancora più clamoroso è il caso dei tre Stati Baltici, le cui leadership a Bruxelles spingono costantemente per il pugno di ferro con Mosca. L’Estonia del commissario UE Kaja Kallas ha un esercito di appena 3.700 uomini, senza carri armati o aerei, palesemente insufficiente a presidiare i propri confini. Simile la situazione per Lettonia e Lituania, che si affidano interamente alla NATO anche solo per il pattugliamento dei propri cieli. Nonostante ciò, i loro leader continuano a proferire dichiarazioni di grande sicurezza e determinazione.

La situazione non cambia altrove. Nei Balcani, nazioni come Bulgaria, Croazia, Montenegro e Slovenia hanno eserciti numericamente esigui, privi di equipaggiamenti moderni e in alcuni casi senza aviazione da combattimento. Anche nazioni come l’Olanda, con un esercito di 15.000 uomini privo di carri armati, e il Belgio, con appena 9.100 soldati, mostrano una debolezza strutturale.

In conclusione, i freddi numeri dimostrano che la gran parte delle nazioni europee più impegnate a propugnare il riarmo dispongono di capacità di combattimento irrilevanti, specie in ambito terrestre. La loro deterrenza è minima, se non nulla. Questa constatazione spiega, meglio di ogni considerazione politica, l’inconsistenza delle loro velleità e delle pressioni che esercitano sulle maggiori potenze continentali.

Fonte: da un articolo di Andrea Gaiani, direttore di AnalisiDifesa

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