L’appello della Cpi: “Il mondo si svegli. Gli Stati Uniti esagerano”

La Corte penale internazionale chiede agli Stati membri di difendere il suo mandato dalle sanzioni. E Musk attacca i tribunali che bloccano i decreti esecutivi di Trump. Crisi istituzionale senza precedenti.

“La Corte penale internazionale deplora la decisione dell’amministrazione statunitense di imporre sanzioni al procuratore capo Karim Khan”, è l’appello senza precedenti lanciato dalla Cpi dopo le minacce di sanzioni arrivate direttamente dal presidente americano Donald Trump e nel giorno in cui il governo Meloni inizia a dialogare con l’Aia dopo il caso Almasri.

In un mondo dove la politica sembra aver perso la bussola, l’amministrazione Trump si trova ora a combattere una guerra su due fronti: contro la giustizia internazionale e quella domestica. La Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi) è nel mirino, con sanzioni che colpiscono il procuratore capo Karim Khan e altri membri, in risposta alle indagini su presunti crimini di guerra in Afghanistan e Gaza. Trump vede la Cpi non come un baluardo di giustizia, ma come un nemico politicizzato.

La Cpi, però, non sta zitta: ha lanciato un appello ai 125 Stati firmatari del Trattato di Roma, chiedendo sostegno per difendere il suo mandato. E mentre 79 Paesi, tra cui Germania, Francia e Gran Bretagna, condannano le sanzioni americane, l’Italia brilla per la sua assenza, impegnata in una disputa con l’Aja per il caso Almasri.

Sul fronte americano, la battaglia è altrettanto accesa. Tribunali federali stanno bloccando gli ordini esecutivi di Trump, scatenando le ire di Elon Musk, nominato a capo di un dipartimento per “efficientare” il governo. Musk non risparmia critiche al giudice che ha impedito al suo team di accedere ai registri del Tesoro, mentre il vicepresidente J.D. Vance tuona contro il potere giudiziario, paragonandolo a un generale che si intromette in operazioni militari.

La tensione tra la Casa Bianca e il sistema giudiziario statunitense sta raggiungendo livelli critici, rischiando di sfociare in una vera e propria crisi costituzionale. L’amministrazione Trump, sempre più irritata dalle sentenze che bloccano la sua agenda, sta valutando di sfidare apertamente le decisioni dei tribunali, mettendo in discussione un pilastro della democrazia americana: la separazione dei poteri. Secondo NBC News, alcuni consiglieri del presidente avrebbero suggerito di ignorare o contrastare le sentenze giudiziarie, minacciando così il principio della “judicial review”, che garantisce il controllo della magistratura sull’operato dell’esecutivo.

A rendere ancora più incandescente il clima è l’intervento di Elon Musk, che ha chiesto la rimozione di un giudice federale dopo una sentenza che limita l’accesso della sua azienda ai sistemi finanziari federali. Musk, noto per le sue posizioni contro il sistema, ha attaccato duramente la decisione, alimentando ulteriormente lo scontro tra potere esecutivo e giudiziario. Questo braccio di ferro non è solo una questione politica, ma rischia di minare le fondamenta stesse della democrazia americana, dove l’equilibrio tra i poteri è sacro.

Intanto, l’amministrazione Trump continua a vedere i tribunali come ostacoli alla realizzazione della sua agenda, accusandoli di eccessi di potere. Ma la sfida alle sentenze giudiziarie potrebbe aprire un pericoloso precedente, destabilizzando il sistema istituzionale. Con Musk che alimenta il fuoco e la Casa Bianca pronta a sfidare la magistratura, il rischio è che la crisi si trasformi in un conflitto aperto, con conseguenze imprevedibili per il futuro degli Stati Uniti.

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