Ormai è lotta continua tra Elon Musk e i dipendenti della NASA

Da visionario dello spazio a despota burocratico: con i suoi stupidi tagli, il capo del DOGE Musk trasforma il mitico ente spaziale americano in un campo di battaglia, tra direttive paranoiche, intrusioni notturne e scontri epici con astronauti e dirigenti.

Elon Musk è stato una spina nel fianco della NASA ben prima di diventare, di fatto, un funzionario governativo non eletto nell’amministrazione di Donald Trump. Ma ora l’agenzia spaziale sembra aver perso la pazienza.

Secondo l’ex astrobiologo della NASA Keith Cowing, che con il suo blog da anni documenta le dinamiche interne dell’agenzia, il nome di Musk è stato accolto da una serie di fischi durante una riunione plenaria al Goddard Space Flight Center nel Maryland. Il motivo? La sua ultima direttiva, che obbliga i dipendenti pubblici a rendicontare settimanalmente le proprie attività, pena il licenziamento.

NASA Goddard All Hands Meeting Notes

Nel fine settimana, l’Office of Personnel Management (OPM) ha rincarato la dose inviando una seconda email, questa volta priva di qualsiasi riferimento alla “volontarietà” della richiesta. Di fronte al crescente malumore interno, l’amministratore della NASA ha scelto di non fornire indicazioni ufficiali, lasciando i dipendenti liberi di decidere come comportarsi.

A peggiorare il clima, si è scoperto che i giovani dirigenti dell’Office of Government Efficiency (DOGE), il controverso organismo creato da Musk, hanno accesso illimitato ai siti della NASA, potendo entrare e uscire senza preavviso. Un dettaglio che ha aumentato la tensione tra il personale.

Ma non è solo la burocrazia a infiammare gli animi. Il mese scorso, Musk ha irritato un gruppo di ex astronauti con dichiarazioni al vetriolo, tra cui la falsa affermazione che Butch Wilmore e Suni Williams, membri della missione Boeing Starliner, fossero rimasti bloccati sulla Stazione Spaziale Internazionale per motivi politici.

L’ex astronauta e senatore Mark Kelly non ha lasciato correre, sfidando Musk su X (ex Twitter): “Quando finalmente avrai il coraggio di salire su un razzo, allora vieni a parlarci”, replicando agli insulti rivolti al comandante della ISS Andreas Mogensen e al suo gemello, l’astronauta Scott Kelly.

E mentre la NASA affronta l’ingerenza sempre più invasiva di Musk, alcune recenti direttive interne sembrano allinearsi con la sua crociata ideologica contro la cosiddetta “cultura woke”. Tra queste, il presunto ordine ai dipendenti di sbarazzarsi dei gadget legati all’orgoglio LGBTQ, un segnale che evidenzia l’influenza crescente del magnate sull’apparato federale.

In pochi anni, Musk è passato dall’essere il volto dell’innovazione spaziale americana, grazie alla collaborazione tra NASA e SpaceX, a diventare una figura divisiva, tanto che ormai basta il solo suono del suo nome per scatenare proteste all’interno dell’agenzia.

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