L’Unione Europea si trova a un bivio cruciale per il futuro della propria sicurezza. Diciannove Stati membri, tra cui l’Italia, hanno firmato una lettera per chiedere alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) di valutare l’emissione di debito vincolato a progetti di difesa e sicurezza. L’iniziativa, guidata dalla Finlandia, arriva in un momento di crescente instabilità globale e di pressione per rafforzare le capacità militari del continente.
Ma cosa significa, in termini concreti, questa proposta? E perché parlare di debito comune in Europa è ancora un tema controverso, soprattutto per i paesi del Nord?
Perché la difesa ha bisogno di nuovi strumenti finanziari?
Fino a oggi, la BEI ha finanziato principalmente progetti infrastrutturali, tecnologici e ambientali, escludendo la difesa e la sicurezza, settori considerati troppo sensibili e potenzialmente rischiosi per la stabilità finanziaria dell’istituto. La richiesta avanzata dai 19 Stati punta a rivedere questa impostazione, introducendo strumenti di finanziamento dedicati a progetti strategici per la difesa europea.
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L’idea è quella di emettere obbligazioni specifiche, il cui ricavato sarebbe destinato esclusivamente a questi progetti, aumentando così la trasparenza per gli investitori e fornendo un chiaro quadro di riferimento sul loro utilizzo. Questo approccio garantirebbe maggiore flessibilità ai governi, senza gravare direttamente sui bilanci nazionali, già messi a dura prova dalle conseguenze economiche della pandemia e della guerra in Ucraina.
Il nodo del debito comune e la resistenza dei paesi ‘frugali’
L’emissione di titoli di debito per finanziare progetti comunitari è un argomento che da sempre divide l’Europa. I paesi nordici, i cosiddetti ‘frugali’ (Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Finlandia, Austria), sono storicamente contrari a qualsiasi forma di mutualizzazione del debito. Secondo questa visione, ogni Stato dovrebbe essere responsabile delle proprie spese e non gravare sugli altri membri dell’Unione.
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Tuttavia, la crisi del Covid-19 ha aperto una breccia in questa rigidità, portando alla storica introduzione del Next Generation EU, il primo grande piano di finanziamento comune con emissione di debito comunitario per rilanciare le economie post-pandemia. Oggi, l’ipotesi di un fondo europeo per la difesa segue la stessa logica: creare strumenti finanziari comuni per affrontare sfide che nessun paese può risolvere da solo.
L’equilibrio delicato della BEI: il rischio per la tripla A
Uno degli aspetti più critici della proposta riguarda la solidità finanziaria della BEI. Attualmente, la Banca Europea per gli Investimenti gode della tripla A, il massimo rating di affidabilità finanziaria riconosciuto dalle agenzie internazionali. Questa valutazione consente alla BEI di raccogliere fondi a tassi d’interesse estremamente bassi, garantendo investimenti a condizioni vantaggiose per gli Stati membri.
L’emissione di titoli vincolati alla difesa potrebbe compromettere questa posizione privilegiata. Le agenzie di rating, infatti, potrebbero considerare questi strumenti finanziari più rischiosi rispetto alle tradizionali obbligazioni BEI, con il rischio di un aumento del costo del debito per tutta l’istituzione. Ecco perché la lettera dei 19 Stati sottolinea la necessità di consultare i mercati finanziari prima di prendere una decisione definitiva.
Un cambio di paradigma inevitabile?
La guerra in Ucraina e l’aumento delle tensioni geopolitiche hanno accelerato la consapevolezza che l’Europa non può più dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti per la propria sicurezza. La NATO resta un pilastro fondamentale, ma l’UE deve sviluppare una propria capacità difensiva autonoma, sia dal punto di vista militare che finanziario.
L’emissione di debito comune per la difesa sarebbe un passo storico, equiparabile al Next Generation EU in termini di impatto politico ed economico. Ma riuscirà l’Unione Europea a superare le divisioni interne e a compiere questo salto?
La decisione finale spetterà ai leader europei, che lunedì si riuniranno a Bruxelles per discutere il futuro della BEI e della sicurezza del continente. Quel che è certo è che l’Europa non può più permettersi di rimanere immobile: la difesa comune passa anche dalla capacità di finanziare il proprio futuro.