Salvare l’Europa dall’Unione Europea

Quattro autori sostengono che l'Unione Europea sia diventata una struttura neoliberista e antidemocratica che danneggia i popoli e serve gli interessi della Germania e della NATO. Pertanto, per salvare l'ideale di un'Europa sociale e sovrana, è necessario opporsi e rompere con l'attuale UE.

di

Héctor Illueca: Dottore in Giurisprudenza e professore dell’Università di Valencia

Augusto Zamora R.: Professore di Diritto Internazionale Pubblico

Antonio Fernández: Scrittore e storico

Manolo Monereo: Analista politico

Il vecchio slogan della sinistra europea – “un’altra Europa è possibile” – non serve più. L’Unione Europea è diventata l’ostacolo principale per un’altra Europa possibile, che sia dei lavoratori e dei popoli. L’UE, in questo modo, è diventata il problema fondamentale. La sua crisi è evidente e la sua involuzione, anche. Si è trasformata in un mostro burocratico, in una “gabbia d’acciaio” weberiana che impone politiche neoliberali e un sistematico processo di de-democratizzazione dei nostri Paesi. La tesi è semplice: salvare l’Europa significa oggi combattere contro l’Unione Europea.

Il progetto europeo del dopoguerra nacque con un doppio obiettivo: da un lato, consolidare un patto sociale tra capitale e lavoro che diede origine allo Stato Sociale (Welfare State); dall’altro, organizzare il continente sotto l’egemonia e la garanzia degli Stati Uniti per fronteggiare l’URSS. L’Europa era questo: democrazia sociale e politica estera e di sicurezza comune sottomessa alla NATO.

Tutto ciò è finito con la caduta del Muro di Berlino. Il Trattato di Maastricht fu il punto di svolta. La moneta unica senza uno Stato alle spalle, una Banca Centrale Europea formalmente indipendente, il Patto di Stabilità e Crescita e la preminenza assoluta della libera circolazione dei capitali, dei servizi e delle merci definirono un nuovo progetto: l’Europa neoliberista.

Questo progetto fu, soprattutto, uno strumento al servizio della riunificazione tedesca e della sua egemonia sul continente. L’euro è stata la formula trovata per disciplinare le economie europee e metterle al servizio degli interessi strategici del grande capitale tedesco. L’UE è stata l’alibi per imporre, dall’alto e dal di fuori, politiche volte a smantellare i patti sociali, a indebolire gli Stati e a liquidare la sovranità nazionale-popolare.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. L’UE ha messo fine alla sovranità popolare, trasferendo il potere dai parlamenti nazionali a organismi opachi e non eletti, controllati da un direttorio di fatto presieduto dalla Germania. La regressione sociale è stata brutale: privatizzazione del settore pubblico, tagli alla spesa pubblica, precarizzazione del lavoro e aumento esponenziale delle disuguaglianze sociali. Il Sud è stato trasformato in una semi-periferia dipendente dal Centro europeo.

A tutto ciò si è aggiunta, ora, la guerra della NATO contro la Russia in Ucraina. La sottomissione agli Stati Uniti è diventata un vassallaggio umiliante che ci costringe a pagare i costi di una guerra che non è la nostra, che ci impoverisce, che ci deindustrializza e che ci mette sull’orlo di un conflitto nucleare.

Salvare l’Europa significa oggi combattere contro l’Unione Europea. La sinistra di cui abbiamo bisogno deve partire da questo dato di fatto. L’alternativa è chiara: rompere con l’UE o sottomettersi. Non c’è una terza via. È necessario e urgente costruire un progetto alternativo per un’Europa dei lavoratori e dei popoli, sovrana e solidale, democratica e pacifica. Il futuro è nostro.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da publico.es, che ringraziamo

Tag

Partecipa alla discussione